Alcuni vaccini sono disponibili per combattere le infezioni sessualmente trasmissibili. Ad oggi esistono i vaccini per la prevenzione delle infezioni da virus dell'epatite A (HAV) e B (HBV), sicuri ed altamente efficaci. E’ disponibile anche in Italia il vaccino HPV, contro i tipi di Papilloma virus responsabili di alterazioni che possono portare allo sviluppo di tumori del collo dell’utero, dell’ano e della oro-faringe e di condilomi genitali. Recentemente è stato anche prodotto un vaccino usato contro l’infezione da Virus del vaiolo delle scimmie. Non esistono invece al momento vaccini contro le IST batteriche, l’epatite C , contro l’HIV o contro l’Herpes.
Fino a poco tempo fa, l’unico modo per prevenire il tumore del collo dell’utero era lo screening di tutte le donne a partire dai 26 anni di età con il PAP Test , esame che si esegue ogni 3 anni e che identifica anomalie cellulari del collo dell’utero dovute alla presenza del virus HPV. Dal 2014 il PAP test è stato affiancato dal test per la ricerca dei ceppi di HPV definiti “ad alto rischio oncogeno” , indicato nelle donne dai 30 anni in su , ed eseguito ogni 5 anni. Questi due esami permettono di identificare precocemente quelle alterazioni cellulari causate dal papilloma virus che possono evolvere in tumore e di trattarle subito. Oggi esiste un vaccino contro l’infezione contro l’infezione da papilloma virus che, previene il 90% dei tumori del collo dell’utero, il 90 % dei tumori dell’ano ed il 90% dei condilomi genitali. Il vaccino attualmente in uso , infatti, contiene i 9 tipi di HPV più diffusi e/o più pericolosi ( vaccino nona valente). La vaccinazione, per essere efficace, va somministrata prima dell’inizio dei rapporti sessuali perché l’efficacia è massima solo se la persona non è venuta ancora in contatto con quei tipi di HPV. Per questo motivo il vaccino è offerto, in Italia , nel dodicesimo anno di vita. L’efficacia del vaccino è stata dimostrata in molti studi, sia prima dell’utilizzo su larga scala sia dopo l’inizio delle campagne di vaccinazione su popolazione generale in Australia, Gran Bretagna e in Svezia. Il vaccino è sicuro, con effetti collaterali lievi ed infrequenti. E’ importante sottolineare che, dal momento che il vaccino non previene la totalità delle infezioni da HPV ( ne lascia fuori un 10%) è comunque necessario per le donne continuare ad effettuare regolarmente lo screening del tumore del collo dell’utero mediante PAP Test secondo le indicazioni nazionali. Chi dovrebbe sottoporsi alla vaccinazione? In Italia, a partire dal 2007, il vaccino per HPV è stato inserito tra i vaccini offerti attivamente e gratuitamente alla popolazione. Il vaccino è stato proposto inizialmente solo alle ragazze nel dodicesimo anno di vita e alle donne di 26 anni, non ancora vaccinate in occasione del primo PAP Test. Nel 2017 l’offerta attiva è stata estesa a tutti i dodicenni, maschi e femmine, ed ai maschi che fanno sesso con maschi (MsM) indipendentemente dall’età. Ogni Regione ha attivato la vaccinazione in tempi diversi anche modificando l’offerta e quindi occorre informarsi presso la propria ASL sulla situazione locale . In Piemonte ed in Lombardia sono state incluse anche persone con infezione da HIV e le donne trattate per CIN2/CIN3 , oltre che per tutte le persone che per età avrebbero avuto diritto alla vaccinazione gratuita ma non vi si sono sottoposti ( “catch-up” delle donne nate dal 1993 in poi o uomini dal 2006 in poi. Anche se l’efficacia diminuisce con l’inizio della attività sessuale ( vedi sopra) la vaccinazione può essere effettuata in qualsiasi età e può essere proposta e concordata caso per caso , ricordando però che al di fuori dei soggetti indicati dai piani nazionali o regionali, la vaccinazione non è gratuita. Esistono altri tipi di vaccino per HPV? Il Vaccino nona valente ( cioè contro 9 tipi di HPV) è l’ultimo immesso in commercio. I primi vaccini , usati a partire dal 2007, erano il quadrivalente ( Gardasil 4 ®) contro quatto tipi di HPV ( il 6,11,16 e18) ed il bivalente (Cervarix ®) contro due tipi di HPV (16 e 18). Il Vaccino nona valente ( Gardasil 9 ®) è diretto contro i tipi 6,11,16,18,31,33,45,52 e 58 ed ha gradualmente soppiantatogli altri due perché offre una protezione allargata verso i tumori del collo dell’utero . La protezione garantita dal Gardasil 4 ed il Cervarix garantiscono una protezione di circa il 70% dai tumori , il Gardasil del 90%.
La vaccinazione anti epatite A è disponibile in Italia da molti anni ed è molto efficace. Chi deve vaccinarsi? La vaccinazione è raccomandata:nelle persone affette da malattie epatiche croniche, persone che hano rapporti anali , coloro che viaggiano in paesi dove l’epatite A è endemica, persone che lavorano in ambienti a contatto con il virus, tossicodipendenti, familiari di soggetti con epatite acute A. Somministrazione Il vaccino è costituito da virus inattivato, ed è somministrato per via intramuscolare nel braccio; esso determina una protezione già dopo 14 - 21 giorni dalla somministrazione di una singola dose. Una dose di richiamo somministrata dopo 6 - 12 mesi conferisce una protezione per oltre 10 anni. Lo screening sierologico pre-vaccinale può essere indicato in adulti di età superiore a 40 anni e nati in zone a media ed alta endemia. Non è indicato il test post-vaccinale per controllare la risposta anticorpale. Effetti collaterali Tra gli effetti indesiderati vengono segnalati dolore, rossore e tumefazione in sede di iniezione nel 21% dei bambini vaccinati e nel 56% degli adulti; questi sintomi sono generalmente lievi. Reazioni come malessere, facile stancabilità, febbre, nausea, vomito e perdita di appetito sono riportati in meno del 5% dei vaccinati. La cefalea è stata associata alla vaccinazione in oltre il 16% degli adulti e nel 9% dei bambini. Non sono mai state segnalate reazioni avverse gravi. Precauzioni e controindicazioni Il vaccino non deve essere somministrato a soggetti con ipersensibilità accertata verso i componenti del vaccino o che hanno mostrato segni di ipersensibilità a seguito di una precedente somministrazione dello stesso vaccino. Un’altra controindicazione è rappresentata da malattie acute importanti. Non sono disponibili dati sufficienti sulla sicurezza del vaccino in gravidanza e durante l’allattamento. Tuttavia poiché il vaccino è prodotto a partire dal virus inattivato, si ritiene che il rischio teorico per la donna in gravidanza e il feto in via di sviluppo sia molto basso. Il vaccino, pertanto, dovrebbe essere somministrato solo se strettamente necessario. Somministrazione Il vaccino è costituito da virus inattivato, ed è somministrato per via intramuscolare nel braccio; esso determina una protezione già dopo 14 - 21 giorni dalla somministrazione di una singola dose. Una dose di richiamo somministrata dopo 6 - 12 mesi conferisce una protezione per oltre 10 anni. Lo screening sierologico pre-vaccinale può essere indicato in adulti di età superiore a 40 anni e nati in zone a media ed alta endemia. Non è indicato il test post-vaccinale per controllare la risposta anticorpale. Effetti collaterali Tra gli effetti indesiderati vengono segnalati dolore, rossore e tumefazione in sede di iniezione nel 21% dei bambini vaccinati e nel 56% degli adulti; questi sintomi sono generalmente lievi. Reazioni come malessere, facile stancabilità, febbre, nausea, vomito e perdita di appetito sono riportati in meno del 5% dei vaccinati. La cefalea è stata associata alla vaccinazione in oltre il 16% degli adulti e nel 9% dei bambini. Non sono mai state segnalate reazioni avverse gravi. Precauzioni e controindicazioni Il vaccino non deve essere somministrato a soggetti con ipersensibilità accertata verso i componenti del vaccino o che hanno mostrato segni di ipersensibilità a seguito di una precedente somministrazione dello stesso vaccino. Un’altra controindicazione è rappresentata da malattie acute importanti. Non sono disponibili dati sufficienti sulla sicurezza del vaccino in gravidanza e durante l’allattamento. Tuttavia poiché il vaccino è prodotto a partire dal virus inattivato, si ritiene che il rischio teorico per la donna in gravidanza e il feto in via di sviluppo sia molto basso. Il vaccino, pertanto, dovrebbe essere somministrato solo se strettamente necessario.
In Italia dal 1991, la vaccinazione è obbligatoria per tutti i neonati e per gli adolescenti di 12 anni. Grazie a questa campagna vaccinale oggi una grande quantità di popolazione risulta protetta. Chi deve vaccinarsi Come sopra indicato possono essere sfuggite le persone nate antecedentemente al 1991. In questa casi la vaccinazione è fortemente raccomandata per le persone sessualmente attive , conviventi di portatori cronici, tossicodipendenti e personale sanitario, persone che progettano di risiedere più di 6 mesi in aree con moderato o alto livello di endemia e che non sono in grado di prevedere il tipo di contatto con la popolazione locale. In particolare dovrebbero essere vaccinati le persone che prevedono un contatto sessuale con la popolazione locale, che vivranno in aree rurali e/o avranno un contatto fisico quotidiano con gli abitanti del luogo e le persone che potrebbero richiedere un intervento medico, dentistico o altri trattamenti durante il loro soggiorno. La vaccinazione può essere presa in considerazione anche per viaggi di breve durata (< a 6 mesi) in coloro che avranno un diretto contatto con sangue, o contatti sessuali con residenti in aree a moderato o alto livello di endemicità per la trasmissione di epatite B. Somministrazione Lo schema vaccinale prevede la somministrazione di tre dosi di vaccino, per via intramuscolare, ai tempi 0, 1, 6 mesi. Non sono previsti richiami nei soggetti che hanno risposto alla vaccinazione. La vaccinazione dovrebbe essere iniziata almeno 6 mesi prima del viaggio per essere completata prima della partenza. Una certa protezione è fornita anche da una o due dosi, per cui, se indicata, la vaccinazione sarà comunque iniziata anche nei casi in cui non possa essere completato prima della partenza. Tuttavia il grado di protezione non è ottimale finche non si è completato la vaccinazione. Non c’è nessuna interferenza tra il vaccino antiepatite B e altri vaccini o immunoglobuline somministrati simultaneamente. La sede ottimale di inoculazione negli adulti è il muscolo del braccio; la somministrazione nel gluteo determina una più bassa risposta. Per i bambini e adulti con stato immunitario normale, non è richiesto un richiamo di vaccino, né è necessario accertare il loro livello anticorpale con test sierologici. Efficacia del vaccino. Dopo tre dosi intramuscolo di vaccino antiepatite B oltre il 90% degli adulti e il 95% dei bambini sviluppa un'adeguata risposta anticorpale. Tuttavia ciò dipende dall'età: oltre i 40 anni il 90% delle persone risponde, mentre nei soggetti di oltre 65 anni solo il 75% dei vaccinati sviluppa un titolo anticorpale protettivo. La vaccinazione nell'80-100% dei casi è efficace nel prevenire l'infezione o la malattia in coloro che ricevono un ciclo vaccinale completo. Nei soggetti emodializzati o immunocompromessi è indicata, per ogni fase del ciclo primario di vaccinazione, l’utilizzazione di una dose doppia di vaccino. La protezione sembra duratura anche se declina il livello anticorpale: per i bambini e gli adulti con normale stato immunitario, una volta completato il ciclo primario di vaccinazione non sono necessarie dosi di richiamo anche in assenza di anticorpi a titolo dosabile. Effetti collaterali. E’ stato dimostrato che i vaccini per l’epatite B sono molto sicuri sia per gli adulti che per i bambini Possono comparire: dolore nel punto di inoculazione (13-29% negli adulti, 3-9% nei bambini); lievi reazioni come affaticabilità, cefalea, irritabilità (11-17% negli adulti, 0-20% nei bambini); febbre (1-6% dei casi). Raramente si verificano reazioni allergiche. Precauzioni e controindicazioni. Il vaccino è controindicato nelle persone che presentano una storia di ipersensibilità ai componenti del vaccino (tiomersal, lievito). Precauzioni: cefalee ricorrenti, terapie immunosoppressive, grave compromissione cardio-polmonare. Non sono stati osservati effetti collaterali sul feto nelle donne gravide vaccinate. Poiché l’infezione da HBV può determinare una malattia grave nella madre e un’infezione cronica per il neonato, la gravidanza non deve essere considerata una controindicazione per la vaccinazione delle donne così come non lo è l’allattamento.
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