L'infezione genitale è causata il più delle volte da un virus chiamato HSV-2. Anche il virus che provoca l'infezione delle labbra, chiamato HSV-1, può determinare - anche se più raramente - un'infezione genitale. L'herpes genitale è in netto aumento nel mondo industrializzato. Dopo essere entrato nel corpo, il virus può causare un primo episodio di malattia che di solito è il più forte e sparisce nel giro di 15 giorni. Il virus rimane poi nel corpo allo stato dormiente ma, nel 50-60% dei casi, può risvegliarsi periodicamente provocando sintomi simili alla prima volta anche se più lievi. Il risveglio del virus è provocato da stress, dalla febbre o può avvenire in seguito alle mestruazioni, a causa di altre infezioni, di esposizione alla luce solare e attraverso il trauma anche minimo provocato dai rapporti sessuali. Per fortuna la maggior parte delle persone infette non avranno mai una manifestazione clinica evidente: tuttavia, non essendo consapevoli di avere contratto l’infezione, possono diffonderla.
Avviene sia tramite rapporti sessuale (vaginali, anali e orali) sia attraverso baci o carezze. Anche gli oggetti usati per il piacere sessuale e scambiati possono essere veicolo di infezione. Il virus può essere trasmesso al neonato durante il parto con conseguenze gravi. In una coppia in cui uno dei due partner è infetto, le probabilità di trasmissione sono circa del 12%. La contagiosità è massima durante le fasi sintomatiche e tende ad essere maggiore nel primo anno dopo l’infezione iniziale. La contagiosità è molto capricciosa e varia nel tempo: ci sono periodi in cui il virus viene eliminato sulla pelle e sulle mucose e periodi in cui è dormiente. Pertanto non si può escludere la presenza di momenti transitori di contagiosità tra due episodi acuti, anche se non ci sono sintomi o lesioni e l’individuo è in pieno benessere. Questo alternanza può durare tutta la vita. Le donne hanno un rischio di infettarsi triplo rispetto agli uomini.
Uomo e donna: prurito e bruciore precedono la comparsa di vesciche tondeggianti nella zona genitale; rapidamente le vesciche si rompono lasciando il posto a piccole ulcere superficiali dolorose. In seguito compaiono croste bruno-giallastre destinate a sparire in pochi giorni. La prima volta si gonfiano anche i tessuti genitali con perdite uretrali, vaginali o anali. Si gonfiano anche le ghiandole della zona inguinale, che diventano dolenti. La prima infezione può essere accompagnata da febbre, mal di testa, dolori articolari e - raramente - da complicanze come impossibilità ad urinare, costipazione, irritazione nervosa ed in casi rarissimi meningite (il cui tasso di mortalità è elevato). Gli episodi successivi sono invece molto più blandi ma sempre mal tollerati a causa dell’irritazione locale. Se l'infezione coinvolge l’ano si possono avere dolori anali, perdite e sanguinamento modesto.
In rari casi si possono avere meningite o encefalite. Il ruolo dell’herpes come fattore di predisposizione del cancro del collo dell’utero è controverso. Talora l’infezione erpetica cronica è accompagnata da ansia, depressione e difficoltà emotive come conseguenza degli episodi di malattia e può essere opportuno un supporto psicologico.
In caso di episodio acuto durante il parto, il rischio di trasmissione al neonato varia dal 20 al 50%; è quindi meglio procedere al taglio cesareo. In assenza di sintomi invece il rischio di trasmettere l’herpes al neonato durante il parto è molto basso (0,3-1,4%). Vista la complessità della materia, le donne in gravidanza che soffrono di episodi erpetici genitali devono avvisare il medico perché necessitano di attenzioni sanitarie particolari. Non bisogna però drammatizzare: al mondo ci sono milioni di bambini sani nati da donne che soffrono di herpes genitale. Il problema riguarda le donne che non sanno di essere state infettate.
Chi ha l'herpes genitale rischia 7 volte di più di contrarre il virus dell'HIV se ha rapporti non protetti con una persona sieropositiva durante un episodio erpetico.
La diagnosi basata sull'osservazione può essere confermata da esami eseguibili presso centri specializzati. Per stabilire se una persona è già stata esposta al virus è possibile eseguire un test di sangue per la ricerca degli anticorpi specifici. Attenzione: non tutti i test sono utili, quindi affidatevi al medico e accertatevi con lui che il laboratorio sia affidabile. Non esiste una cura che debelli definitivamente questo virus. A seconda della situazione, il medico potrà decidere se e come usare farmaci antivirali. L’efficacia delle cure locali con creme antivirali non è mai stata stabilita scientificamente. Localmente possono essere utili bagni con acqua leggermente salata, oppure acqua contenente un infuso di tè. Anche mettere del ghiaccio avvolto in un panno può dare sollievo, così come le sostanze che “asciugano” le lesioni, come l’amido di mais o l’alcol (che però è estremamente doloroso!). In casi gravi, come in occasione dell primo episodio, possono essere utili antidolorifici su prescrizione medica.
Ogni persona con herpes e ogni coppia coinvolta in questo problema deve prendere serenamente la decisione di che cosa fare se uno dei due è infetto e l’altro no. Il primo passo è quindi sottoporsi ad un esame del sangue che stabilisca se si è venuti in contatto con il virus: in attesa dei risultati usare sempre il preservativo. Se entrambi i partner sono già positivi per gli anticorpi specifici anti HSV-2, non ci sono preacauzioni da prendere. Se invece uno dei partner è positivo e l’altro no è sicuramente meglio astenersi dal sesso durante gli episodi acuti. E’ la coppia che deve decidere se usare o meno il preservativo quando il partner infetto non ha sintomi. La serenità è un fattore chiave per evitare le recidive e il fatto che uno dei partner sia infetto non dovrebbe diventare un dramma giornaliero: in questi casi meglio chiedere aiuto allo psicologo.
Non è sicuro avere rapporti sessuali quando sono presenti vesciche sui genitali. L'uso del preservativo riduce di oltre il 50% il rischio di contagio nei periodi in cui c'è l’eliminazione del virus dalla pelle ma non ci sono manifestazioni acute. Anche i DAM aiutano nel prevenire l’infezione, pur non essendo stata stabilita la percentuale di efficacia. La prevenzione dell’infezione da madre infetta al nascituro è un argomento specialistico che va discusso con il ginecologo. In linea generale il taglio cesareo è una ottima arma di prevenzione.